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Eventi e attività in programma a Progetto Tangram

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el Portal (MIAMI)


Lunedì 19 novembre ore 21:00


Musicisti:
Nolan Lem - Sassofono
Rainer Davies - Chitarra
Paul Bedal - Fender Rhodes
Joe Rehmer - Contrabbasso
Dion Keith Kerr IV - Batteria

Ingresso ad offerta libera a partire da 5€ per i soci // 12 € per i non soci

Presso Progetto Tangram, Contrada del carmine 21A/21B, Brescia.
Nel secolo passato, era più o meno la metà del ‘900, un libero pensatore come Jean Dubuffet considerava che la cultura del tempo fosse come un vestito che non andasse più bene. Era il momento, diceva, di un grande cambiamento. Secondo Dubuffet bisognava ricercare un allontanamento progressivo dalla logica e dalla razionalità. La ricerca della bellezza fine a se stessa nell’arte non funzionava più, non apparteneva più alla contemporaneità, andava in giro a raccontare. Fantastico, attuale il pensiero di Dubuffet, se si evitano quelle derive – fastidiose, eccessive – che portano alla disumanizzazione della cultura. Dubuffet non è oggi in vita, però il suo pensiero sopravvive e, mai quanto ora, può essere vero. Così, quando capitano dei musicisti, per altro molto giovani, che tentano di concepire una musica che non rispecchi i cliché abituali di molti loro colleghi di oggi, fa molto piacere. El Portal arriva da Miami, e proprio da un sobborgo di 2500 abitanti ha preso il nome. È un quintetto che si presenta con Nolan Lem al sassofono (è lui l’autore dei dieci brani originali del disco), Rainer Davies alla chitarra elettrica, Paul Bedal al Fender Rhodes, Joe Rehmer al contrabbasso e Dion Keith Kerr IV alla batteria. I cinque lavorano per rendere la loro musica parte di tutti i giorni, della contemporaneità.
Un’attualità sempre più irrazionale. Irrazionale come quel giorno in cui decisero che avrebbero fatto gruppo. Era l’autunno del 2006 e rimasero bloccati sotto lo stesso tetto per qualche giorno a causa dell’arrivo del temibile uragano Katrina.
Decisero che se ne fossero usciti indenni avrebbero messo su una formazione jazz. Non proprio tipica. Nonostante ora tutti loro vivono distanti (Miami, Kansas City, Chicago e Foligno, dove vive Rehmer che è l’unico ad essere conosciuto da noi), si ritrovano spesso. Questo solido legame si sente perfettamente nella loro musica. Non cercano di intercettare il futuro, i cinque percorrono i suoni dei nostri tempi. Qua e là ci sono bassi ipnotici e riff puramente rock; ma anche rievocazioni di stilemi mingusiano o un certo richiamo al folclore sefardita – nel gioco di cambio tempo e umore – che potrebbe ricordare i seguaci di John Zorn. Ma sono solo coordinate di un’opera che ben viaggia con le proprie gambe e punta alla ricerca di sonorità poco battute.
Architettata da ragazzi che si muovono veloci, con tutta la sicurezza di chi conosce già il mestiere.

FEDERICO SCOPPIO
(musicologo e scrittore, il dott. Scoppio collabora con diverse testate internazionali del settore)







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